sabato 6 luglio 2013

Aborigeni: Esseri del Cielo

Salve amici!

Sono lieto di condividere con voi gli insegnamenti che ho appreso, leggendo il libro “E venne chiamata due cuori”, dagli aborigeni australiani e nella fattispecie , dal "Popolo della Vera gente".

Questa lettura mi ha arricchito nella conoscenza di uomini straordinari; considerati infatti, da un punto di vista materiale occidentale, pressoché dei primitivi, si dimostrano sotto un ottica spirituale sostanziale, anime super avanzate, veri maestri di Vita.




Musica  

Un musicista porta la musica dentro di sé. Non ha bisogno di uno strumento, perché è lui stesso la musica.

Mi dissero: "Come un musicista cerca l'espressione musicale, così la musica dell'universo anela di essere espressa".

In mancanza di un linguaggio scritto, fra gli aborigeni la conoscenza viene tramandata di generazione in generazione sotto forma di canti e danze. 

Non c'è evento storico che non possa essere raffigurato con un disegno sulla sabbia, messo in musica o tramutato in dramma. I membri della tribù fanno musica ogni giorno perché è necessario mantenere freschi i ricordi, e la narrazione della loro storia richiede circa un anno.




Giochi e sport

Raccontai che in America siamo appassionati di sport, e che anzi paghiamo i giocatori molto di più di quanto non paghiamo gli insegnanti.

Mi offrii quindi di dare una dimostrazione pratica e suggerii una gara di corsa. Naturalmente, a vincere sarebbe stato il più veloce.

Mi guardarono attenti con i loro grandi occhi scuri, poi si guardarono l'un l'altro, e infine qualcuno si decise a obiettare: "Ma se una sola persona vincerà, tutte le altre perderanno. Dov'è il divertimento in questo? I giochi sono fatti per divertirsi."

E ancora: "Come si può desiderare di sottoporre un fratello a una simile esperienza e poi cercare di convincerlo che è davvero un vinto? È un'usanza diffìcile da capire per noi. 
Fra la tua gente funziona?" Mi limitai a sorridere e a scuotere la testa in segno di diniego.

C'era un albero secco nelle vicinanze e col loro aiuto costruii una rudimentale altalena appoggiando un lungo ramo su una roccia. La trovarono tutti estremamente divertente, e perfino i più anziani vollero provarla. Mi fecero poi osservare che ci sono cose che non è possibile fare da soli e la mia altalena era una di quelle! 
Vecchi di settanta, ottanta e novant'anni avevano liberato il bambino che era in loro, divertendosi con giochi che non prevedevano né vincitori né vinti, ma solo lo svago generale.


Dio Verità

La verità è che ogni vita è unica. C'è solo un gioco in corso. C'è una sola razza, ma molte sfumature diverse. I Mutanti, (gli uomini inconsapevoli e materialisti, Ndr), discutono sul nome di Dio, sull'edificio da erigere in suo onore, sui giorni in cui celebrarlo e i rituali da compiere. Com'è venuto sulla terra? Che cosa significano le sue parabole?

La verità è la verità. Se tu fai del male a qualcuno, fai del male a te stesso. Se aiuti qualcuno, aiuti te stesso. Tutti hanno sangue e ossa; ciò che ci differenzia sono il cuore e il fine. 

I Mutanti pensano che tutto questo valga solo per la durata di una vita, e lo pensano in termini di individualità e distinzione. La vera gente lo pensa in funzione dell'eternità. Tutto è uno: i nostri antenati, i nostri nipoti che devono ancora nascere, la vita che è ovunque."




Parlare

La Vera Gente non crede che la funzione precipua della voce sia quella di parlare. Parlare è qualcosa che coinvolge il cuore e la testa; se si utilizza la voce, si tende inevitabilmente a dire cose futili, poco spirituali.
La voce è fatta per cantare, per celebrare e per guarire.


Nomi

Ogni nome aveva un significato preciso. Diversamente dai nostri, infatti, i loro nomi sono facili da collegare agli individui che li portano. Anch'essi ricevono un nome al momento della nascita, ma col passare degli anni quel primo nome diventa inevitabilmente superato, e arriva sempre il momento in cui l'individuo se ne sceglie autonomamente uno più appropriato. 

È auspicabile, anzi, che ne cambi parecchi nell'arco della sua esistenza, a mano a mano che cresce in saggezza, creatività e determinazione. Nel nostro gruppo c'era, fra gli altri, chi si chiamava Narratore di Storie, Fabbricatore di Utensili, Custode di Segreti, Maestra di Cucito e Grande Musica.


Capacità percettive

Ai membri della tribù bastava guardare il terreno per capire quali animali si trovavano nelle vicinanze. Fin da bambini, infatti, sviluppano l'abitudine all'osservazione minuziosa, così da riconoscere con un'occhiata le impronte lasciate sulla sabbia da creature che si spostano camminando, saltando o strisciando.

Conoscono talmente bene le orme di ciascun compagno che non solo sono in grado di riconoscerlo ma anche di stabilire dalla lunghezza dei passi se è in buona salute e se cammina piano perché è malato, e la minima deviazione basta a informarli sulla sua probabile destinazione. 




















La loro capacità percettiva è molto più sviluppata che negli individui appartenenti ad altre culture. Il loro senso dell'udito, della vista e dell'odorato sembrano raggiungere livelli quasi sovrumani, e delle semplici orme sulla sabbia trasmettono vibrazioni che rivelano molto di più di quanto non appaia.

In seguito appresi che i cacciatori aborigeni sono noti per la loro capacità di stabilire, osservando le tracce dei pneumatici, il tipo di veicolo, il giorno e l'ora del suo passaggio e persino il numero dei passeggeri a bordo.

Per qualche giorno, mangiammo bulbi, tuberi e altri vegetali che crescevano sotto terra, molto simili alle patate. I miei compagni erano in grado di riconoscere quelle cattive senza svellerle dal terreno; muovevano le mani sopra di esse e dicevano: "Questa sta crescendo, ma non è ancora pronta", oppure: "Sì, questa è pronta per dare la vita".

A me gli steli sembravano tutti uguali ... Essi ritenevano che quella straordinaria capacità fosse comune a tutti gli esseri umani, ma poiché la mia società non incoraggia i suoi membri a dare ascolto alle indicazioni dell'intuito … dovevo essere addestrata a imparare ciò che è invece perfettamente naturale. Mi insegnarono così a chiedere alle piante se erano pronte a svolgere la funzione per cui erano nate.

Dopo aver sollecitato l'assenso dell'universo, le saggiavo col palmo della mano. A volte avvertivo del calore e a volte, quando la pianta era matura e pronta per essere colta, un fremito incontrollabile sembrava percorrere le mie dita …


Mutanti o razza bianca “civilizzata”

Il termine Mutante sembra indicare più uno stato del cuore e della mente che non un colore o un individuo; è, insomma, un atteggiamento. Mutante è chi ha perduto o rinnegato antichi ricordi e verità universali.


Cura vicendevole

Per la tribù, la sera era il momento più allegro della giornata. Si raccontavano storie, si ballava, si cantava, si giocava, si chiacchierava. Era un momento di condivisione totale. C'era sempre qualcosa da fare mentre si aspettava che la cena fosse pronta. Gli indigeni si massaggiavano a vicenda le spalle, la schiena e perfino il cuoio capelluto.





Mai dire mai

Ormai avevo perso il conto delle volte in cui le abitudini dei miei compagni mi avevano lasciata senza parole, ma di una cosa ero certa: la fame non mi avrebbe mai indotta a mangiare un verme!

Non mi rendevo conto, in quel momento, che stavo imparando un'altra lezione: mai dire mai. Da allora, infatti, è una parola che mi sono sforzata di eliminare dal mio vocabolario. Ora so che in ogni settore della vita ci sono cose che preferisco e altre che tendo a evitare, ma la parola mai non lascia spazio a situazioni ancora non sperimentate...


Poteri

Qui nel deserto, l'arte dell'illusione raggiunge livelli eccelsi. E la Vera Gente non sa solo sparire; sa anche moltiplicarsi! Un individuo può moltiplicarsi per dieci o per cinquanta, ed è questo lo strumento di sopravvivenza usato invece delle armi. In pratica, sfruttano la paura degli altri.














Morte-Trapasso

Più o meno all'età di centoventi o centotrent'anni, quando un uomo comincia a pensare con desiderio crescente al ritorno al sempre, e dopo aver chiesto al Tutto se questo è per il suo bene supremo, la tribù organizza una festa, una celebrazione della vita.

Il popolo della Vera Gente ha mantenuto per secoli la tradizione di rivolgere la stessa frase a tutti i neonati. Ecco le esatte parole che ciascuno di loro ode al suo ingresso nel mondo: "Noi ti amiamo e ti sosterremo durante il viaggio".

Durante la celebrazione finale, tutti si abbracciano e ripetono ancora una volta questa frase. Ciò che ascolti al momento dell'arrivo è ciò che ascolti al momento della partenza! Poi la persona che si prepara ad andarsene va a sedersi sulla sabbia e interrompe tutte le attività corporee. In meno di due minuti il suo corpo cessa di funzionare. Non c'è rimpianto né dolore.

Malattie

La tribù della vera gente non crede che noi siamo vittime casuali ed è convinta che il corpo fisico sia l’unico mezzo che il nostro più alto livello di consapevolezza eterna ha per comunicare con il nostro livello di consapevolezza individuale.

Un rallentamento delle funzioni del corpo ci permettono di esaminarci a fondo ed analizzare le ferite davvero importanti che bisogna medicare: rapporti interpersonali falsati, mancanza di un credo, tumori da paura, dubbi sul nostro creatore, perdita della capacità di perdonare e cosi via.

Compleanno

Mi chiesero poi “Perché lo fate?” “Per noi una celebrazione è qualcosa di speciale, ma non c’è nulla di speciale nell’invecchiare. Non è necessario alcuno sforzo per riuscirci. Succede e basta.!”
“Se non festeggiate il fatto di diventare più vecchi” chiesi io “cosa festeggiate?”
“Il fatto di diventare migliori e più saggi. Ma solo il diretto interessato può sapere quando questo accade e sta a lui informare gli altri che è il momento di organizzare una festa.”

Telepatia

Cominciai a capire il motivo per cui la nostra marcia si svolgeva sempre in silenzio. Questa gente utilizzava abitualmente la telepatia per comunicare, e io stavo assistendo a uno di quei taciti scambi. Non si udiva il minimo suono, e tuttavia persone distanti tra loro più di trenta chilometri si stavano scambiando dei messaggi.

Il motivo per cui la Vera Gente può utilizzare la telepatia è soprattutto uno: nessuno di loro mente mai; per la tribù non esistono mezze verità o piccole bugie, né tanto meno smaccate falsità. E poiché non mentono, non hanno nulla da nascondere, e non hanno paura di aprire la mente per ricevere, così come sono sempre disposti a dare.

Felicità

Ognuno di noi ha il potere di plasmare la propria vita in perfetta autonomia.
Possiamo arricchire le nostre esistenze ed essere creativi e felici nella misura in cui ci permettiamo di esserlo.





Cibo

La tribù della Vera Gente non rimane mai senza cibo, perché l'universo non manca mai di rispondere al loro messaggio mentale, ed è per questo che è convinta che il mondo sia un luogo d'abbondanza.

Proprio come voi e io ci raduniamo per ascoltare un pianista e applaudirlo, essi rendono sinceramente onore a tutto ciò che esiste in natura. Quando sul sentiero compariva un serpente, non c'era da dubitare che il suo scopo fosse di fornirci la cena.
Appresi che l'arrivo del cibo non era mai dato per scontato; lo si invocava, lo si attendeva, e quando come sempre arrivava veniva ricevuto con genuina riconoscenza.
        
Acqua

Gli aborigeni riuscivano a trovare l'acqua anche dove non era visibile la minima traccia di umidità.
A volte si sdraiavano sulla sabbia e la sentivano scorrere sotto terra, altre volte era sufficiente che tenessero le mani a una certa altezza dal suolo con i palmi rivolti verso il basso. 

Conficcavano nella terra lunghe canne vuote e succhiandone l'estremità creavano fontane in miniatura. L'acqua era sabbiosa e bruna, ma pura e rinfrescante. Sapevano individuarla a distanza osservando i vapori della calura, e riuscivano persino a fiutarla nell'aria.

Quando estraemmo l'acqua da una fenditura nella roccia, mi venne insegnato ad accostarmi con cautela, così da non contaminare l'area col mio odore e spaventare gli animali. Dopotutto, quell'acqua apparteneva anche a loro, e su di essa potevano accampare gli stessi diritti degli uomini. La tribù non prendeva mai tutta l'acqua, neppure quando le scorte scarseggiavano, e faceva attenzione a bere sempre nello stesso punto…


mercoledì 3 luglio 2013

La preghiera è il respiro dell'anima






















"L'Angelus" di Jean-François Millet (1814-1875)


La vita senza preghiere è vuota e priva di significato,
 poiché è proprio la comunione con la parte più elevata 
di te che ti rivela la pienezza di questa vita splendida, 
che costituisce il tuo vero retaggio.

Fai in modo che le tue preghiere siano molto positive e 
costruttive e prima ancora di pregare, 
ringrazia per ciò che sei in procinto di ricevere.

Quando preghi, cerca di sentire l'unitarietà della vita,
 nella quale non vi è separazione giacché tutto è uno.

La preghiera unifica tutto: essa riunisce ogni cosa 
e crea l'unità perfetta.

ParlaMi e ascoltaMi.

Non perdere mai tempo ad implorarMi per questo 
o per quello, poiché non è questa la vera preghiera.

L'implorazione genera la separazione ed Io voglio 
che tu crei costantemente l'unità.

Noi siamo uno. IO SONO in te, Non Mi devi cercare all'esterno!

IO SONO sempre qui, ad aspettare che tu Mi riconosca.

Riconosci adesso la nostra unità: Io in te, e tu in Me.



Tratto da "Le porte interiori" di Eileen Caddy



martedì 2 luglio 2013

Il sorriso e la sua forza

Con gioia condivido con tutti voi cari lettori, una poesia davvero di qualità di Padre Faber, sulla straordinaria valenza del sorriso, una poderosa energia che possediamo  e che dovremmo impiegare assai di più, sia per il nostro che per l'altrui beneficio.

A seguire concludo con una ciliegina sulla torta, una toccante preghiera sul tema  recitata dal grande Totò.

E che il Sorriso sia con voi!
Raggi di Cielo











        IL VALORE DI UN SORRISO


Donare un sorriso
rende felice il cuore.

Arricchisce chi lo riceve
senza impoverire chi lo dona.

Non dura che un istante,
ma il suo ricordo rimane a lungo.

Nessuno è così ricco
da poterne fare a meno,
né così povero da non poterlo donare.

Il sorriso crea gioia in famiglia,
dà sostegno nel lavoro
ed è segno tangibile di amicizia.

Un sorriso dona sollievo a chi è stanco,
rinnova il coraggio nelle prove
e nella tristezza è medicina.


E se poi incontrerete talora chi l’aspettato sorriso
a voi non dà, siate generosi e date il vostro:

nessuno ha tanto bisogno di un sorriso
come colui che non sa darlo.


Padre Faber





sabato 29 giugno 2013

La Via Maestra per il Cielo: Gesù pensaci Tu!



Nel cammino della vita, affrontiamo prove esistenziali a non finire e di ogni tipo, che verificano la solidità della nostra fede e forza interiori.

A prescindere dal livello di maturità spirituale raggiunto infatti, tutti noi accusiamo in linea di massima, momenti di scoraggiamento e tensione .                        

Molta gente inoltre, si fa prendere dallo stress , dallo sconforto e spesso dalla disperazione.

In questo cruciale periodo storico poi, ad un soffio dal galattico salto quantico, tanti pensieri non nostri, possono insinuarsi nella mente con l’intento di creare scompiglio.

Infatti, anche per chi è saldo alla roccia spirituale, potrebbe capitare, vista la straordinarietà degli eventi dei fenomeni e degli incontri che ci si profilano, in un momento di leggerezza o distrazione, di scorgere dentro di sé, piccoli tentennamenti, fuggevoli incertezze o inaspettate debolezze, effetto  della  fragilità intrinseca della materia.

Esiste però una formula Divina che, se vissuta col cuore, rende questa valle di lacrime terrena un anticipo di paradiso.

Sì proprio così. In questa semplice ma portentosa preghiera, “Gesù mi abbandono in Te pensaci Tu”, infatti,  si racchiude il sublime insegnamento che il Cristo ci regalò col Suo Esempio sommo, in quanto Egli fu l’Agnus Dei, l’umiltà per antonomasia.

In tal modo, se ci abbandoniamo davvero nelle mani di Dio, la nostra vita si trasforma in un’esperienza straordinaria, dove il caso non esiste, in quanto ogni nostro passo è guidato dalla Sapienza e dall’Amore di un Padre Divino che ci tiene per mano.





Con questa predisposizione d'animo, non esiste più il  male, il negativo in senso stretto, ma scorgiamo solo occasioni di merito, motivi di crescita, lezioni da imparare, poiché ci si pone nella condizione ideale per essere veri figli, ubbidienti ad un Padre immensamente buono e giusto che vuole solo la nostra felicità.

Così se rinunciando al nostro ego, affidiamo il timone della nostra esistenza al Buon Pastore, Egli ci riporterà senza dubbio sani e salvi alla Casa Celeste.





















Necessita però mettere in atto ciò che queste parole comportano e cioè abbandonare il nostro falso ego in umiltà e sacrificio nel servizio a Dio.

Adagiamo dunque la nostra piccola volontà, nella possente Paterna volontà e diverremo una cosa sola con  l’Universo tutto, felici e consapevoli strumenti realizzatori del piano Divino sulla Terra.


Raggi di Cielo



L’atto di abbandono contro le ansie e le afflizioni




Don Dolindo Ruotolo, Sacerdote napoletano vissuto e morto in concetto di santità, ha scritto questo insegnamento sull'abbandono in Dio ispirategli da Gesù stesso.

Perché vi confondete agitandovi? Lasciate a Me la cura delle vostre cose e tutto si calmerà. Vi dico, in verità che ogni atto di vero, cieco completo abbandono in Me produce l'effetto che desiderate e risolve le situazioni più spinose. Abbandonarsi a Me non significa arrovellarsi, sconvolgersi e disperarsi, volgendo poi a  Me una preghiera agitata perché Io segua voi e cambiare così l'agitazione in preghiera.

Abbandonarsi, significa chiudere placidamente gli occhi dell'anima, stornare il pensiero della tribolazione e rimettersi a Me, perché Io solo vi faccia trovare, come bimbi addormentati nelle braccia materne, all'altra riva.

Quello che vi sconvolge e vi fa un male immenso è il vostro ragionamento, il vostro pensiero, il vostro assillo e il volere ad ogni costo provvedere voi a ciò che vi affligge.

Quante cose Io opero quando l'anima, nelle sue necessità spirituali e in quelle materiali, si volge a Me, mi guarda e, dicendomi "PENSACI TU" chiude gli occhi e riposa!

Avete poche Grazie quando vi assillate per produrle; ne avete moltissime quando in preghiera è un affidamento pieno a Me. Voi nel dolore pregate perché lo tolga, ma perché lo tolga come voi credete... Vi rivolgete a Me, ma volete che Io mi adatti alle vostre idee; non siete infermi che domandano al medico la cura, ma che gliela suggeriscono.

Non fate così ma come vi ho insegnato nel Pater: "SIA SANTIFICATO IL TUO NOME", cioè sii glorificato in questa mia necessità: "VENGA IL TUO REGNO", ossia, tutto concorra al tuo Regno in noi e nel mondo, "SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ", PENSACI TU.

Io intervengo con tutta la Mia onnipotenza e risolvo le situazioni più chiuse.
Ecco, tu vedi che il malanno incalza invece di decadere? Non ti agitare, chiudi gli occhi e dimmi con fiducia: "SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ, "PENSACI TU". Ti dico che Io ci penso, che intervengo come medico e compio anche un miracolo quando occorre.
Tu vedi che l'infermo peggiora? Non ti sconvolgere, ma chiudi gli occhi e dì: "PENSACI TU". Ti dico che Io ci penso.




È contro l'abbandono, la preoccupazione, l'agitazione e il voler pensare alle conseguenze di un fatto. È come la confusione dei fanciulli, quando pretendono che la mamma pensi alle loro necessità e vogliono pensarci loro, intralciando con le loro idee e i loro capricci infantili il suo lavoro.

Chiudete gli occhi e lasciatevi portare dalla corrente della mia Grazia; chiudete gli occhi e lasciateMi lavorare; chiudete gli occhi e non pensate al momento presente; stornate il pensiero dal futuro come da una tentazione.

Riposate in Me credendo alla Mia bontà e vi giuro, per il Mio Amore che, dicendomi con queste disposizioni: "PENSACI TU", Io ci penso in pieno, vi consolo, vi libero, vi conduco. E quando debbo portarvi in una via diversa da quella che vedete voi, Io vi addestro, vi porto nelle Mie braccia, poiché non c'è medicina più potente di un mio intervento di  Amore. Ci penso solo quando chiudete gli occhi.



































Voi siete insonni, voi volete tutto valutare, tutto scrutare, a tutto pensare e vi abbandonate così alle forze umane, o peggio agli uomini, confidando nel loro intervento. E’questo che intralcia le Mie parole e le Mie vedute. Oh, come Io desidero da voi questo abbandono per beneficarvi e come Mi accoro nel vedervi agitati!

Satana tende proprio a questo: ad agitarvi per sottrarvi alla Mia azione e gettarvi in preda alle iniziative umane. Confidate perciò in Me solo, riposate in Me, abbandonatevi a Me in tutto.

Io faccio miracoli in proporzione del pieno abbandono in Me e del nessun affidamento in voi: Io spargo tesori di Grazie quando voi siete nella piena povertà!

Se avete vostre risorse, anche in poco, o se le cercate, siete nel campo naturale, seguite quindi il percorso naturale delle cose che è spesso intralciato da satana. Nessun ragionatore o ponderatore ha fatto miracoli, neppure fra i Santi.

Opera divinamente chi si abbandona a Dio.

Quando vedi che le cose si complicano, dì con gli occhi dell'anima chiusi: "GESÙ PENSACI TU". E distraiti, perché la tua mente è acuta... per te è difficile vedere il male. Confida in Me spesso, distraendoti da te stesso. Fa' così per tutte le tue necessità. Fate così tutti e vedrete grandi, continui e silenziosi miracoli. Ve lo giuro per il mio Amore.Io ci penserò, ve lo assicuro.

Pregate sempre con questa disposizione di abbandono, ne avrete grande pace e grande frutto, anche quando Io vi faccio la Grazia dell'immolazione di riparazione e di amore che impone la sofferenza.
Ti sembra impossibile? Chiudi gli occhi e dì con tutta l'anima: "GESÙ PENSACI TU". Non temere, ci penso Io e tu benedirai il tuo nome umiliando te stesso. Le tue preghiere non valgono un patto di fiducioso abbandono; ricordalo bene. Non c'è novena più efficace di questa:

"O GESÙ, MI ABBANDONO IN TE, PENSACI TU".
"ABBANDONATI AL MIO CUORE...E VEDRAI".





Voglio che tu creda nella Mia Onnipotenza e non nella tua azione: che tu cerchi di mettere in azione Me, non te negli altri.

Tu cerca la Mia intimità, esaudisci il Mio desiderio di averti, di arricchirti, di amarti come voglio. Lasciati andare, lasciami riposare in te, lasciami sfogare su di te continuamente la Mia Onnipotenza. Se tu rimarrai vicino a Me non ti preoccuperai di fare per conto tuo, di correre per uscire, per dire di aver fatto; Mi dimostrerai che credi nella Mia Onnipotenza e Io lavorerò intensamente con te quando parlerai, andrai, starai in preghiera o dormirai, perché "ai miei diletti do il necessario anche nel sonno " (Salmo 126). Se starai con Me senza voler correre ne preoccuparti di cosa alcuna per te ma la rimetterai con totale fiducia a Me, Io ti darò tutto quello che ti necessita secondo il Mio disegno eterno.

Ti darò i sentimenti che voglio da te, ti darò una grande compassione verso il tuo prossimo e ti farò dire e fare quello che Io vorrò.

Allora la tua azione verrà dal Mio Amore. Io solo, non tu con tutta la tua attività, potrò fare dei figli nuovi, che nascono da Me. Io ne farò tanti di più quanto più tu vorrai essere un vero figlio quanto l'Unigenito, perché lo sai che: "Se farai la Mia Volontà, Mi sarai fratello, sorella e madre " per generarMi negli altri, perché Io produrrò nuovi figli, servendoMi di veri figli. Quello che tu farai per riuscire, è tutto fumo in confronto a quello che faccio Io nel segreto dei cuori per quelli che amano.

"Rimanete nel Mio Amore... se rimanete in Me e le Mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà dato " (Gv 15,7).





DON DOLINDO: VITA E OPERE






Dolindo Ruotolo nacque a Napoli il 6 ottobre 1882 da Raffaele Ruotolo, ingegnere e matematico, e da Silvia Valle, discendente della nobiltà napoletana e spagnola. La famiglia era numerosa e le entrate alquanto scarse, questo faceva sì che spesso nella sua casa si soffrisse la fame e mancassero persino vestiario e scarpe. Don Dolindo descriveva il padre come una persona molto rigida; Raffaele tra l’altro non mandò i figli a scuola, ma volle insegnargli egli stesso a leggere e scrivere, per cui la loro educazione fu molto sommaria.

Nel 1896, Dolindo e il fratello Elio vennero messi dai genitori nella Scuola Apostolica dei Preti della Missione. Nel 1899, Dolindo venne ammesso al noviziato. Il 1° giugno 1901, fece i voti religiosi e il 24 giugno 1905 venne ordinato sacerdote. Successivamente venne nominato maestro di canto gregoriano e professore dei chierici della Scuola Apostolica.

La vita da sacerdote Vincenziano fu intessuta da tanti episodi dolorosi. Dal 3 settembre 1907, fu vittima di una serie di errori e incomprensioni che lo portarono al giudizio dell’allora Sant’Uffizio. Venne sospeso dai sacramenti e fu sottoposto anche a perizia psichiatrica, dove risultò sano di mente. Ridatigli i sacramenti, fu inviato di nuovo a Napoli dove fu espulso dalla sua Comunità. Seguirono anni pieni di tormenti di ogni genere. Dovette accettare di essere esorcizzato e, considerato pazzo, fu oggetto di dolorosi attacchi da parte della stampa.

Nella sua solitudine cominciò ad avere delle comunicazioni soprannaturali, per cui scriveva quanto gli veniva rivelato, specie da santa Gemma Galgani. Il 22 dicembre 1909 Gesù gli parlò solennemente dall’Eucarestia. Durante la celebrazione eucaristica percepiva la presenza della Madonna, dei Santi e degli Angeli custodi degli astanti.

Si trasferì a Rossano in Calabria e da lì partì la richiesta di revisione, grazie anche all’aiuto di prelati amici, alcuni dei quali anche testimoni dei suoi doni soprannaturali. Nel 1910 venne finalmente riabilitato, dopo due anni e mezzo di sospensione, ma le sue tribolazioni non erano finite. Nel dicembre 1911, Don Dolindo venne nuovamente convocato dal Sant’Uffizio a Roma e nel 1921 subirà anche un processo, dove verrà condannato ed esiliato. Venne definitivamente riabilitato nel 1937.

Pur fra continui dolori ed incomprensioni, la sua vita di sacerdote, ormai diocesano, proseguì a Napoli. Fu l’ideatore dell’ “Opera di Dio”, il cui scopo era principalmente quello di promuovere una rinnovata vita eucaristica. Intorno a lui si radunavano tanti giovani, tutti di cultura elevata, che in seguito formarono l’Opera “Apostolato Stampa”. L’Opera, attraverso la stampa degli scritti di Don Dolindo, riuscì a far conoscere ovunque il suo insegnamento.

Don Dolindo non amava le delicatezze del cibo e del vestiario, sopportava il freddo e la fame e fu visto camminare nella neve senza calzini ai piedi. Riceveva tutti, per tutti pregava, per tutti soffriva. Si avvicinava ai malati più infetti e li accarezzava, li baciava e là dove il ribrezzo avrebbe in altri estinto la compassione in lui suscitava la pietà.

Padre Ruotolo fu uno scrittore estremamente prolifico, i suoi scritti più importanti vanno dal monumentale “Commento alla Sacra Scrittura”, in 33 volumi, alle tante opere di teologia, ascetica e mistica. Di lui ci sono rimasti interi volumi di epistolario, scritti autobiografici e di dottrina cristiana. Raccontò la sua vita in una poderosa “Autobiografia” oggi stampata in due volumi, con il titolo “Fui chiamato Dolindo, che significa dolore”.

Nel 1960 iniziava un altro calvario per padre Dolindo, un ictus gli immobilizzò il lato sinistro, ma non riuscì a fermarlo. Dal suo tavolino continuava a scrivere alle sue “Figlie spirituali”’ sparse un po’ dovunque.

Don Dolindo Ruotolo si spense il 19 novembre 1970 all’età di 88 anni a causa di una broncopolmonite. Poco prima della sua morte, nel generale raccoglimento attorno al suo letto di morte, si era diffuso nell'aria un profumo di gigli, sentito dai presenti e accolto come stigma ultimo della sua santità.





mercoledì 26 giugno 2013

L'albero, il nostro amico medico

Ciao a tutti.

Condivido con gioia questo articolo che tratta del reale, concreto apporto terapeutico che i nostri amici alberi ci donano.

Vorrei inoltre far notare che a livello spirituale, ancor più che biologico,  l’albero è un essere vero e proprio che reagisce ai nostri input.

Abbracciato con Amore, dopo averne chiesto il permesso, l’albero regala la sua energia benefica; se ricambieremo ringraziando avremo compiuto uno splendido scambio, tipico dell’ambiente di quarta dimensione.

Vi saluto consigliandovi la visione di uno splendido cortometraggio animato, “L’uomo che piantava gli alberi”.

Questo video, magistralmente eseguito, contiene sia una ricchezza di contenuti che una qualità di immagini così notevole, da risultare in alcuni frangenti quasi magico.

Grazie e a presto.

 Raggi di Cielo




Abbracciare gli alberi migliora la salute


di Matthew Silverstone

Abbracciare gli alberi, un’idea della “hippy generation” molto criticata, è stata adesso provata scientificamente. Contrariamente alle credenze popolari, toccare un albero rende più sani. In effetti non importa neppure toccare l’albero per star meglio, il solo essere nelle sue vicinanze ha lo stesso effetto.


In un libro pubblicato recentemente, “Blinded by Science” (www.blindedbyscience.co.uk) l’autore Matthew Silverstone, prova scientificamente che gli alberi migliorano molti aspetti della salute come: malattie mentali, disturbo di deficit di attenzione e iperattività (ADHD), livelli di concentrazione, tempi di reazione, depressione e diminuzione di emicrania.

Innumerevoli studi hanno mostrato che i bambini mostrano effetti psicologici e fisiologici significativi in termini di salute e benessere quando interagiscono con le piante. Tali studi dimostrano che i bambini stanno meglio cognitivamente ed emotivamente in ambienti verdi e che giocano in modo più creativo se si trovano in aree verdi.

Una indagine sulla salute pubblica che studiava l’associazione tra spazi verdi e salute mentale concludeva che “l’accessibilità a spazi verdi può significativamente contribuire alle nostre capacità mentali e al nostro benessere”.

Quale può dunque essere l’aspetto della natura che può avere effetti così significativi? Fino ad ora si è pensato che fossero gli spazi aperti, ma Matthew Silverstone mostra che non si tratta di questo, piuttosto egli prova scientificamente che sono le proprietà vibrazionali degli alberi e delle piante a darci i benefici in termini di salute, non gli spazi verdi e aperti.

La risposta a come piante ed alberi ci influenzino fisiologicamente sembra dimostrarsi molto semplice. È tutto dovuto al fatto che ogni cosa ha una vibrazione, e differenti vibrazioni influenzano i comportamenti biologici. È stato provato che se beviamo un bicchiere di acqua trattato con una vibrazione di 10Hz il nostro tasso di coagulazione sanguigna cambia immediatamente con l’ingestione dell’acqua trattata. Accade lo stesso con gli alberi, quando tocchiamo un albero, la sua diversa vibrazione influenzerà vari comportamenti biologici del nostro corpo.


















Questa idea vibrazionale è supportata nel libro da centinaia di studi scientifici che forniscono prove schiaccianti che l’abbracciare gli alberi non è una pazzia. Non solo fa bene alla nostra salute ma può anche far risparmiare molti soldi ai nostri governi offrendo una forma di trattamento alternativa e gratuita.

L’indagine suddetta concludeva “spazi verdi e sicuri possono essere efficaci quanto una prescrizione medica nel trattare alcune forme di malattia mentale”.

Non sarebbe bello sapere che d’ora in poi i dottori tratteranno alcune forme di malattia suggerendo una passeggiata nel parco piuttosto che una scatola di pillole?

Sull’autore:

Matthew Silverstone è l’autore di Blinded by Science (In italiano si traduce “Bendati dalla Scienza”), www.blindedbyscience.co.uk, un libro che cambierà completamente il vostro atteggiamento verso la vostra salute. Blinded by Science offre una teoria che se applicata a fattori come l’acqua, le piante, il sole e la luna, sembra avere un senso perfetto. Per quanto suoni semplice, è la teoria che tutto vibra. Il libro spiega che ogni cosa vibra, dal nucleo di un atomo alle molecole del nostro sangue, cervello, suono, piante, animali, fino allo spazio esterno. Una volta compreso questo principio base, tutto diventa improvvisamente chiaro, e se applichiamo questa teoria al mondo intorno a noi, ci stupiremo di cosa potremo imparare. Scopri di più su http://www.blindedbyscience.co.uk